FEDELTÀ DEL SUONO #329 – AGOSTO 2023 – COME STELLE D’AGOSTO…
Come stelle d’agosto…
Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti,
mentre non si preoccupava di educarci.
Ci si forma su scarti di saggezza.
UMBERTO ECO
L’ANNO CHE VERRÀ
[Strofa 1]
Caro amico, ti scrivo
Così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano
Più forte ti scriverò
Da quando sei partito
C’è una grossa novità
L’anno vecchio è finito ormai
Ma qualcosa ancora qui non va
Si esce poco la sera
Compreso quando è festa
E c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia
Vicino alla finestra
E si sta senza parlare
Per intere settimane
E a quelli che hanno niente da dire
Del tempo ne rimane
[Strofa 3]
Ma la televisione
Ha detto che il nuovo anno
Porterà una trasformazione
E tutti quanti stiamo già aspettando
Sarà tre volte Natale
E festa tutto il giorno
Ogni Cristo scenderà dalla croce
E anche gli uccelli faranno ritorno
[Strofa 4]
Ci sarà da mangiare
E luce tutto l’anno
Anche i muti potranno parlare
Mentre i sordi già lo fanno
E si farà l’amore
Ognuno come gli va
Anche i preti potranno sposarsi
Ma soltanto a una certa età
E senza grandi disturbi
Qualcuno sparirà
Saranno forse i troppo furbi
E i cretini di ogni età
[Ritornello]
Vedi, caro amico
Cosa ti scrivo e ti dico?
E come sono contento
Di essere qui in questo momento?
Vedi, vedi, vedi, vedi
Vedi, caro amico
Cosa si deve inventare
Per poter riderci sopra
Per continuare a sperare?
E se quest’anno poi passasse in un istante
Vedi, amico mio
Come diventa importante
Che in questo istante ci sia anch’io?
[Outro]
L’anno che sta arrivando
Tra un anno passerà
Io mi sto preparando
È questa la novità
ALBUM: Lucio Dalla
ARTISTA: Lucio Dalla
ANNO: 1979
Mi perdonerete se in questo editoriale agostano non parlerò di musica, o forse non solo…
Sono da poco tornato da qualche giorno di ferie trascorso con i miei figli (Gian Marco e Maria Giulia), mia madre Ombretta e mio fratello Daniele. Siamo stati in montagna, tra Cortina, le Tre Cime di Lavaredo e Sappada, per onorare la memoria di nostro padre che ci teneva tanto a lasciare un piccolo pezzo di se, della sua esistenza terrena, tra quelle montagne che erano le SUE montagne.
E’ stato un viaggio strano, giocato sui ricordi (noi che da bambini correvamo tra i prati di Sappada o che più tardi sciavamo a Cortina…).
Ricordi che, ho scoperto con stupore, valgono solo per chi li ha vissuti e soprattutto li ha INTERIORIZZATI.
Certo non possono essere ricordi per i miei figli che, ad esempio, a Sappada non c’erano mai stati e non conoscevano neanche le vicende drammatiche legate a Lavarone e al disastro del Vajont.
Non erano ricordi neanche per mio fratello Daniele che, pur avendoli vissuti con me, avendo cinque anni di meno, ne ha un ricordo più distante, meno presente.
Non erano quasi più ricordi neanche per mia madre, che a quasi ottant’anni fa fatica a ricordare di primo acchito alcuni fatti, tranne poi ricordarsi perfettamente dove nostro zio andava a prendere il caffè la mattina o il negozio del signor Piller dove andavamo a comprare articoli sportivi e altri oggetti di vita quotidiana.
I ricordi sono una cosa strana, come ci rammenta Lorenzo Zen nel suo editoriale di questo mese: anche lui dall’alto dei suoi ottanta e più anni si ricorda e ci ricorda perché continuiamo a fare questo lavoro, perché continuiamo a scrivere ogni mese su queste pagine… LO FACCIAMO PER NOI ma anche PER VOI!
Lo facciamo perché crediamo che la MEMORIA, il RICORDO, sia l’unico modo per continuare ad onorare la TRADIZIONE, quel TRA-DERE, quel tramettere oltre che alla base della nostra civiltà e, oserei dire, alla base del nostro essere uomini.
Io in questo breve viaggio ho ONORATO la MIA TRADIZIONE ma spero anche di aver lasciato un ricordo ai miei figli che magari un giorno si ricorderanno di questo viaggio della memoria e penseranno che forse non era SOLO un semplice viaggio ma era un VIAGGIO DELL’ANIMA, il tenere fede ad un IMPEGNO DATO, il senso di APPARTENENZA ad una FAMIGLIA, il rispetto dovuto verso chi ci ha dato la Vita e ci ha insegnato qualcosa, nonostante tutto.
Umberto Eco ha scritto: “Si nasce sempre sotto il segno sbagliato e stare al mondo in modo dignitoso vuol dire correggere giorno per giorno il proprio oroscopo. Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza.” Questa frase mi continuava a girare nella testa da giorni… neanche mi ricordo dove l’avevo letta (N.d.D. “Il Pendolo di Foucault”) ma era una frase che, nella sua semplicità, mi aveva colpito, come mi colpì l’unico schiaffo che mio padre mi dette tanti anni fa quando risposi male a mia madre…
CI SI FORMA SU SCARTI DI SAGGEZZA… pensiero profondo e ricco di implicazioni ma che per me voleva dire solo una cosa: la TRADIZIONE non si basa sull’insegnamento, sulla cultura, sulle letture… tutte cose importanti ma non essenziali .
Ciò che noi lasciamo dietro di noi si basa su quello che FACCIAMO e su come AGIAMO giorno dopo giorno.
Quello che conta VERAMENTE non è l’AVERE, ma l’ESSERE anzi in questo caso direi l’ESSERCI!!!
Proprio come cantava il POETA Lucio Dalla ne L’ANNO CHE VERRÀ: “E se quest’anno poi passasse in un istante, Vedi, amico mio, Come diventa importante, Che in questo istante ci sia anch’io?”
ESSERCI è FONDAMENTALE… come diventa importante, che in questo istante ci sia anch’io.
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